Qualche giorno fa ho risposto ad un questionario online che prometteva, in cambio di un sondaggio della durata di una decina di minuti sui gestori del gas, un bell'abbonamento ad un quotidiano, a scelta tra il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Come resistere ad una simile tentazione?
Come ho scritto in altre circostanze, e finanche nel mio ultimo post, ho letto sin da adolescente il Corriere, che mio padre portava a casa tutti i giorni. Durante il periodo universitario, a Bologna, ricordo che non potevo prescindere dalla lettura del "Corrierone", che compravo tutte le mattine e che leggevo con grande interesse e passione. Erano gli anni 90, gli anni di Mani Pulite, gli anni delle stragi di mafia, del tramonto della cosiddetta "Prima Repubblica". E il Corriere era il giornale su cui, tra gli altri, scrivevano due grandi maestri come Enzo Biagi e Indro Montanelli.
Poi nel 2006 l'endorsement di Mieli a favore di Prodi. Che non mi piacque affatto e grazie al quale smisi di acquistare il quotidiano di Via Solferino. Del Corriere mi piaceva il fatto che potevi essere di destra, di sinistra, e il tuo giornale era equidistante: trovavi l'editoriale per Berlusconi, ma due pagine dopo trovavi l'articolo che sosteneva Prodi.
Ho ripreso ad acquistare e a diventare un assiduo lettore di un quotidiano dal giorno in cui è uscito "Il Fatto Quotidiano". Non ne ho perso un numero, sono abbonato online, e non mi ha ancora stancato.
Dicevo, la tentazione... L'abbonamento gratuito alla versione digitale del Corriere in cambio della risposta ad un questionario. Perché no? Detto, fatto!
Ho iniziato, quindi, da un paio di giorni, a leggere con avidità il giornale milanese, sperando di recuperare quel rapporto troncatosi ben sette anni fa. Ci ho provato, ma è difficile, ve lo assicuro...
Quando nello stesso giorno leggi gli editoriali di Padellaro e Travaglio sul Fatto, e poi passi a quello di Galli della Loggia, divagando sul sito di Repubblica con quello di Scalfari, ti rendi conto che tornare indietro è impossibile.
Come si fa ad elogiare, e a difendere la posizione del Presidente della Repubblica che nomina dieci saggi, istituendo di fatto una Repubblica presidenziale in un Paese dove ciò non è consentito dalla Costituzione? Come si fa a non capire che Napolitano, che passa per il deus ex machina della nostra Repubblica, è il maggior responsabile della situazione di incertezza e di ingovernabilità in cui ci troviamo tuttora?
Se egli, nel novembre 2011, avesse sciolto le Camere e indetto le elezioni, anziché nominare Monti senatore a vita e successivamente affidargli il Governo tecnico, a quest'ora il Paese avrebbe un Governo operativo e insediato da oltre un anno. Invece il Presidente della Repubblica, pressato dalle richieste dei nostri partner europei, ha preferito metterci una pezza, affidando le sorti dell'Italia ad un branco di oligarchi incapaci (o meglio, capaci solo di tassare e di infierire sulle classi più deboli) che hanno comunque peggiorato la situazione. Oggi il nostro debito pubblico è giudicato con una tripla B, il PIL scende vertiginosamente e non si vede una via d'uscita.
E Napolitano cosa fa, oggi che il Senato è spaccato in tre? Dopo aver, senza convinzione, affidato il preincarico, in maniera assolutamente irrituale, a Pier Luigi Bersani, convoca i partiti per fare una moral suasion e, anziché dimettersi per accelerare il percorso per la creazione di un nuovo Governo stabile per il Paese, ci rammenta che l'Italia ha un Governo, non sfiduciato dal Parlamento, e affida ad un altro gruppo di saggi (meglio non chiamarli tecnici, dovesse portare male) la redazione di progetti di governabilità che poi dovranno essere "digeriti" dai partiti. E la Costituzione? E la sovranità popolare?
Ma, soprattutto, come possono i giornalisti di quotidiani importanti come Corriere e Repubblica, fare da megafono a questi marchiani errori di Napolitano, e a non capire che egli (in assoluta buona fede, ne sono convinto) sta conducendo la nostra Repubblica verso un sistema oligarchico? Il compito del Presidente della Repubblica è molto difficile, specie in un simile contesto; ma dei bravi giornalisti dovrebbero, serenamente e seriamente, far rilevare nei propri editoriali che non è con le Commissioni di saggi che usciremo dal pantano in cui ci troviamo. Questo è il mio modesto parere.
Buona Pasqua a tutti.
Poi nel 2006 l'endorsement di Mieli a favore di Prodi. Che non mi piacque affatto e grazie al quale smisi di acquistare il quotidiano di Via Solferino. Del Corriere mi piaceva il fatto che potevi essere di destra, di sinistra, e il tuo giornale era equidistante: trovavi l'editoriale per Berlusconi, ma due pagine dopo trovavi l'articolo che sosteneva Prodi.
Ho ripreso ad acquistare e a diventare un assiduo lettore di un quotidiano dal giorno in cui è uscito "Il Fatto Quotidiano". Non ne ho perso un numero, sono abbonato online, e non mi ha ancora stancato.
Dicevo, la tentazione... L'abbonamento gratuito alla versione digitale del Corriere in cambio della risposta ad un questionario. Perché no? Detto, fatto!
Ho iniziato, quindi, da un paio di giorni, a leggere con avidità il giornale milanese, sperando di recuperare quel rapporto troncatosi ben sette anni fa. Ci ho provato, ma è difficile, ve lo assicuro...
Quando nello stesso giorno leggi gli editoriali di Padellaro e Travaglio sul Fatto, e poi passi a quello di Galli della Loggia, divagando sul sito di Repubblica con quello di Scalfari, ti rendi conto che tornare indietro è impossibile.
Come si fa ad elogiare, e a difendere la posizione del Presidente della Repubblica che nomina dieci saggi, istituendo di fatto una Repubblica presidenziale in un Paese dove ciò non è consentito dalla Costituzione? Come si fa a non capire che Napolitano, che passa per il deus ex machina della nostra Repubblica, è il maggior responsabile della situazione di incertezza e di ingovernabilità in cui ci troviamo tuttora?
Se egli, nel novembre 2011, avesse sciolto le Camere e indetto le elezioni, anziché nominare Monti senatore a vita e successivamente affidargli il Governo tecnico, a quest'ora il Paese avrebbe un Governo operativo e insediato da oltre un anno. Invece il Presidente della Repubblica, pressato dalle richieste dei nostri partner europei, ha preferito metterci una pezza, affidando le sorti dell'Italia ad un branco di oligarchi incapaci (o meglio, capaci solo di tassare e di infierire sulle classi più deboli) che hanno comunque peggiorato la situazione. Oggi il nostro debito pubblico è giudicato con una tripla B, il PIL scende vertiginosamente e non si vede una via d'uscita.
E Napolitano cosa fa, oggi che il Senato è spaccato in tre? Dopo aver, senza convinzione, affidato il preincarico, in maniera assolutamente irrituale, a Pier Luigi Bersani, convoca i partiti per fare una moral suasion e, anziché dimettersi per accelerare il percorso per la creazione di un nuovo Governo stabile per il Paese, ci rammenta che l'Italia ha un Governo, non sfiduciato dal Parlamento, e affida ad un altro gruppo di saggi (meglio non chiamarli tecnici, dovesse portare male) la redazione di progetti di governabilità che poi dovranno essere "digeriti" dai partiti. E la Costituzione? E la sovranità popolare?
Ma, soprattutto, come possono i giornalisti di quotidiani importanti come Corriere e Repubblica, fare da megafono a questi marchiani errori di Napolitano, e a non capire che egli (in assoluta buona fede, ne sono convinto) sta conducendo la nostra Repubblica verso un sistema oligarchico? Il compito del Presidente della Repubblica è molto difficile, specie in un simile contesto; ma dei bravi giornalisti dovrebbero, serenamente e seriamente, far rilevare nei propri editoriali che non è con le Commissioni di saggi che usciremo dal pantano in cui ci troviamo. Questo è il mio modesto parere.
Buona Pasqua a tutti.
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